La famiglia si diramò in Messina, Randazzo, Palermo, ecc., godendo ovunque
nobiltà; occupò le più importanti cariche del regno di Sicilia e possedette un
gran numero di titoli e di feudi, tra cui notiamo i principati di Maletto,
Mazzarà, Venetico, Spatafora; la ducea di Spatafora; i marchesati di San
Martino, Roccella; la contea di Sclafani; le baronie di Bavuso e Rapano,
Caccione e Michinesi, Calamita e Sant’Andrea, Carcaci, Cassaro e Didino, Cerami,
li Currii di San Pietro, Cutò, Ferla, Feudarasi, Maletto, Martini, Mazzarà, Roccella,
Sant’Andrea, San Martino, Scordia Soprana, Solanto, San Giorgio, Arenella e San
Nicola, Venetico, Vigna del Re, ecc. ecc. Tra i membri di detta famiglia, degni
di menzione per le cariche sostenute o per le virtù di cui furono adorni,
notiamo un Matteo senatore di Messina nell’anno 1358; un Corrado strategoto di
detta città nel 1395; un Motta (Galeotto o Gulotto) capitano di Corleone nel
1396; un Federico, milite, capitano e castellano di Taormina nel 1399,
giustiziere del Val Demone nell’anno 1403, che, con privilegio dato a 12 maggio
1409, ottenne dal doge Michele Steno e dal senato la iscrizione per sè e suoi al
patriziato veneto; un Tommaso pretore di Palermo negli anni 1412-13, 1419-20,
1420-21, 1424-25; un Corrado, che tenne la stessa carica in detta città negli
anni 1418-19, 1426-27, 1427-28, 1436-37; un Gerardo capitano di giustizia di
Palermo nel 1421-22; un Guglielmo, che tenne la stessa carica in Caltagirone nel
1430-31e fu senatore di Messina negli anni 1433-34, 1438-39, 1443-44, 1447-48,
1456-57; un Corrado (lo stesso del precedente?), barone di Venetico, pretore di
Palermo nel 1436, strategoto di Messina nel 1443; un Federico senatore di
Messina negli anni 1441-42; un Giovanni, che tenne la stessa carica in detta
città negli anni 1457-58; un Gerardo, che fu capitano di giustizia di Palermo
nel 1482-83; un Annibale vescovo di Lipari nel 1485 ed archimandrita di Messina;
un Corrado cavaliere dell’ordine di Malta nel 1485; un Antonino senatore di
Messina negli anni 1496-97, 1510-11; un Pietro, che tenne la stessa carica in
detta città nel 1514-15; un Guglielmo, di Gerardo, senatore di Palermo nel
1517-18, pretore negli anni 1525-26, 1528-29, 1534-35, 1539-40 e capitano di
giustizia nel 1521-22; un Giacomo senatore di Messina negli anni 1517-18,
1524-25, 1529-30, 1532-33; un Sebastiano, che tenne la stessa carica in detta
città negli anni 1522-23, 1539-40; un Scipione, che la tenne negli anni
1528-29, 1541-42, 1543-44 e fu maestro marammiere del terzanà e Real Palazzo di
Messina nel 1593; un Giovan Vincenzo senatore di Palermo negli anni 1533-34,
1549-50, 1553-54; un Berardo capitano giustiziere di Messina nel 1546-47; un
Nicolò Antonio senatore di Palermo nel 1552-53, pretore negli anni 1564-65,
1570-71, 1579-80 e capitano di giustizia nell’anno 1587-88; un Giovan Antonio
senatore di Messina negli anni 1557-58, 1563-64, 1567-68; un Ludovico senatore
di Palermo negli anni 1567-68, 1572-73, 1599-600, che, con privilegio dato a 13
luglio 1573 esecutoriato a 17 febbraio 1574, ottenne concessione del titolo di
nobile col Don e fu capitano di giustizia in Palermo nel 1576-77; un Guglielmo,
che tenne la stessa carica in detta città nel 1574-75; un Pietro senatore di
Messina negli anni 1574-75, 1579-80, 1583-84; un Annibale, che tenne la stessa
carica in detta città nel 1579-80; un Michele, barone di Maletto, che, con
privilegio dato a 23 giugno esecutoriato a 23 novembre 1579, ottenne la
concessione del titolo di marchese della Roccella, e, con privilegio dato a 2
aprile 1619 esecutoriato a 14 settembre dello stesso anno, ottenne la
concessione del titolo di principe di Maletto e fu pretore di Palermo negli anni
1601-2-3; un Federico Spadafora e Moncada, barone di Venetico, provveditore
delle fabbriche del regio palazzo di Messina nel 1594; un Giuseppe Spadafora
Branciforti e Moncada, che, con privilegio dato in Madrid a 23 luglio
esecutoriato in Messina a 22 settembre 1622, ottenne concessione del titolo di
marchese di S. Martino; un Francesco Spadafora Branciforti Moncada e Ruffo,
marchese di S. Martino, che, con privilegio dato a 10 novembre 1629 esecutoriato
a 6 luglio 1630, ottenne la concessione del titolo di principe di Venetico; un
Ludovico capitano di giustizia di Palermo nell’anno 1632-33; un Giuseppe
senatore di Messina negli anni 1650-51, 1659-60; un Pietro Spadafora e
Moncada, che, con privilegio dato a 27 febbraio esecutoriato a 27 marzo 1653,
ottenne concessione del titolo di principe di Mazzarrà; un Federico, che, con
privilegio dato in Madrid a 7 agosto esecutoriato in Messina a 23 settembre
1672, venne nominato maestro razionale di cappa corta del tribunale del Real
Patrimonio, e, con privilegio dato in Madrid a 29 maggio 1673 esecutoriato in
Messina a 11 agosto 1673, ottenne la concessione del titolo di duca di
Spadafora; un Muzio Spadafora e Spadafora, che, con privilegio dato in Madrid a
7 marzo 1710 esecutoriato in Messina a 4 maggio 1713, ottenne la concessione del
titolo di principe di Spadafora; un Matteo senatore di Palermo nel 1715-16; un
Muzio Spadafora e Branciforti, principe di Maletto, di Venetico, ecc.,
gentiluomo di camera di re Vittorio Amedeo, capitano di giustizia di Palermo nel
1717-18, maestro razionale del tribunale del Real Patrimonio, deputato del regno
nel 1720, 1723; un Federico Spadafora e Gaetani dei principi di Maletto,
cavaliere gran croce dell’ordine di Malta, † 1794; un Federico Spadafora e
Moncada, principe di Maletto, ecc., cavaliere dell’ordine di Malta, ministro
della nobile compagnia della carità di Palermo nell’anno 1775; un Mariano ed un
Salvatore Spadafora e Monroy dei principi di Spadafora, che, a 8 agosto 1796,
ottennero attestato di nobiltà dal senato di Palermo, ecc. Con rescritto del 17
aprile 1841 vennero riconosciuti i titoli di principe e duca di Spadafora al
signor Gaetano Spadafora (di Muzio) padre di Muzio, riconosciuto con rescritto
del 19 maggio 1851 nei detti titoli. Con decreto ministeriale del 22 luglio 1901
vennero riconosciuti in persona di Pietro Maria, di Michele, di Gaetano
Spadafora (Spatafora), da Palermo i titoli di principe e duca di Spadafora,
signore di San Pietro li Curri, patrizio veneto, quest’ultimo trasmessibile ai
discendenti d’ambo i sessi, per continuata linea retta mascolina, e gli altri
agli eredi e successori, secondo l’antico diritto siciliano.
Arma: di rosso, al braccio
armato, tenente una spada, posta in sbarra, il tutto al
naturale.
Motto: PRODES IN BELLO.
Sostegni: due liocorni d’argento ritti ed affrontati.